
Meriggiare pallido e assorto (1925)
 «Meriggiare pallido e assorto
 presso un rovente muro d’orto,
 ascoltare tra i pruni e gli sterpi
 schiocchi di merli, frusci di serpi.
 Nelle crepe del suolo o su la veccia
 spiar le file di rosse formiche
 ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
 a sommo di minuscole biche.
 Osservare tra frondi il palpitare
 lontano di scaglie di mare
 mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
 E andando nel sole che abbaglia
 sentire con triste meraviglia
 com’è tutta la vita e il suo travagli
o in questo seguitare una muraglia 
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.»
(Eugenio Montale, Ossi di seppia)
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