Carnevale, ebbrezza popolare
Tradizione secolare e sentita, quella del Carnevale in Italia, un appuntamento che vede sfilare carri allegorici nelle principali località del Belpaese e un tripudio di maschere dalle Alpi al Mediterraneo, nella futurista Milano dell’Expo e all’ombra del Colosseo, nelle città famose a livello mondiale e nei piccoli, straordinari borghi italiani. Ma qual è il carnevale italiano più vissuto, sentito e partecipato?
Dalle acque della laguna veneta si passa al mare toscano e a una delle sue celeberrime località, Viareggio, che in inverno anziché far sfilare i suoi ombrelloni e i richiami Liberty fa sfilare i suoi famosi carri allegorici. È questo il pezzo forte del Carnevale di Viareggio, nato alla fine dell’Ottocento come sfilata di carri e carrozze mascherati, finalizzati alla formazione di gruppi allegorici. Nel 1930 Uberto Bonetti, pittore e grafico futurista, ideò Burlamacco: la maschera-simbolo di Viareggio, che, nel manifesto del 1931, sullo sfondo dei moli protesi sul mare, apparve in compagnia di Ondina, bagnante-simbolo della stagione estiva. Bonetti volle riassumere nella maschera i due momenti clou della vita della città di Viareggio: l'estate - con i colori bianco e rosso tipici degli ombrelloni sulle spiagge negli anni Trenta - e il Carnevale. Al giorno d’oggi, durante il Carnevale di Viareggio, è possibile ammirare carri di “prima categoria” alti fino a 20 metri e carri di “seconda categoria”, alti fino a 9 metri. Come le navi, le varie parti del carro si dividono in poppa, prua, plancia, coperta, ponte e coffa e la gente che vi lavora viene chiamata ciurma. Il corteo dei carri propone soggetti ispirati alla satira politica, veglioni in maschera e rassegne di ogni genere.
Sempre profumo di mare per il celebre Carnevale di Acireale, in provincia di Catania: risalgono al 1880 le prime sfilate di carri con maschere di cartapesta giganti mentre è nel 1930 che compaiono i carri con maestose coreografie realizzate con i fiori. Il programma delle manifestazioni del carnevale prevede l’esibizione di poeti dialettali, giochi popolari e l’organizzazione di gare gastronomiche. Dall’antica Trinacria si passa alla Sardegna, dove campeggia Oristano con la “Sartiglia”, la festa equestre di origine spagnola e tardomedievale. La Sartiglia è il tipico Carnevale di Oristano, una manifestazione centenaria ricca di tradizioni. Trionfo di festa e di emozioni anche al Carnevale di Putignano, in provincia di Bari, che dal 2006 ha anche un’edizione estiva. Farinella – che ricorda un “jolly” con abito a toppe multicolori e sonagli sulle tre punte del cappello e sulle scarpe - è la maschera tipica di questo carnevale che ha inizio annualmente nientemeno che il 26 dicembre! Organizzato dai rioni della località è il Carnevale di Cento – provincia di Ferrara – che vanta carri con gigantesche opere in cartapesta e maschere che lanciano dai carri qualsiasi genere di dolcetto. Il Carnevale a Cento ha origini antiche, come dimostrano alcuni affreschi del pittore seicentesco Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino.
E sempre dalla realtà pare tragga spunto il piemontese Carnevale di Ivrea – provincia di Torino -, per ricordare la rivolta della popolazione contro il conte Raineri di Biandrate. L’eroina della festa è la Mugnaia e al suo fianco si trova il Generale, che fin dai primi anni dell’Ottocento garantisce un ”corretto svolgimento della manifestazione”, insieme al suo Stato Maggiore Napoleonico, composto da ufficiali a cavallo e vivandiere. Epicentro del carnevale è la “Battaglia delle arance”, una sfida giocosa tra gli “aranceri” - a piedi, simbolo del popolo ribelle - e i personaggi sui carri, simbolo delle guardie del tiranno. In segno di partecipazione alla festa tutti i cittadini ed i visitatori, a partire dal giovedì grasso, scendono in strada indossando il Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà.
Luciana Francesca Rebonato
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